Guardando il tuo silenzio
pensavo ci fosse qualcosa di cui parlare,
la tendenza ad aprirmi
come ad uno sconosciuto
era la mia parte infantile,
ma in un sogno abbracciavi una Ninfa,
unico segreto, così la vanità divenne un giullare
che giocava a rubarmi la carta di cuori.
Cinsi sui miei fianchi uno strumento di forza,
decisi di uscire
come un’ombra dalla tua vita,
urtando le tue ali di cherubino
segnai un confine.
Lasciai cadere ogni mia illusione.
Indagai le occasioni mancate,
parole inutili
dissolte nell’infinito,
spazi immensi,
il precipizio che strazia.
Riaffiora la notte
reminiscenza,
luce argentata, sensuale,
maliarda e seduttrice,
consapevole delle sue promesse vane,
ostinandosi fino alla fine
mi proponeva
dell’accettazione,
l’incertezza.
© Adriana Mirando (immagine presa dal web)